L'oppio dei popoli fumato in trasferta

Nel 1990, il primo visto davvero, ricordo che ai rigori in semifinale con l'Argentina mi sono messo alla finestra in camera mia insieme a mia madre, perché entrambi non avevamo il coraggio di vedere come andava a finire.
Nel 1994, su ERRORE DI BARESI CHE CALCIA ALTISSIMO (cit. Bruno Pizzul) ho dato un pugno sul tavolo così forte che mio padre mi ha costretto ad andare in camera e ho saputo in diretta esclusiva dalle sue bestemmie che avevamo perso.
Nel 1998, quando Di Biagio ha tirato giù una traversa, ero dentro un cinema di Savona, prima che il padrone mi prendesse per il bavero e mi sbattesse letteralmente fuori a calci, cosa successa anche nel 2002 in uno stabilimento balneare di Albisola, dopo che un coreano di Perugia ci aveva fatto fuori a tradimento.
Quando l'Italia ha vinto in Germania nel 2006 ero completamente ubriaco a fare il bagno in una fontana di Savona con gli amici di una vita dopo che avevo quasi fatto a botte con un francese, quattro anni dopo, nel 2010, ero abbracciato a un mio coinquilino abruzzese a vedere naufragare la nazionale con la Slovacchia e adesso sto a Bogotà (IN COLOMBIA!) con una colombiana che sa di calcio più di me e di lui messi insieme (nel senso che conosce il campionato italiano più di #SandroPiccinini e non si capisce cosa gliene possa fregare).
Non si può dire quindi che il calcio non mi avesse appassionato in tutta la mia vita.
Si, peggio dell'oppio di massa dei Mondiali c'è il solito perbenista che li critica, che dice di boicottarli, ed effettivamente questa volta non mi sento di dargli così torto, anche se lui li boicotterebbe sempre con la medesima scusa che non si seguono gli arci miliardari che corrono dietro a un pallone, e con questo stesso spirito non si va a un concerto di un cantante affermato o a una mostra di Picasso e di Van Gogh, tutte cose che richiamano e adunano masse di persone.
Sarebbero da boicottare in realtà per il modo vergognoso in cui sono stati organizzati e le persone che sono state espropriate delle, seppur fatiscenti, abitazioni nelle favelas, per poter far spazio alle infrastrutture che saranno cessi a cielo aperto per piccioni, subito dopo che qualcuno alzerà al cielo la #coppadelmondo.
A tal proposito vi consiglio di dare un'occhiata a questo articolo scritto dal sotto-scritto.
La Colombia è travolta dalla festa per i Mondiali imminenti, con una marea amarilla come il colore della camiseta de la seleccion che sta montando inevitabilmente. Coppe del mondo di latta si vendono per qualche peso a ogni angolo di strada e in qualsiasi bar la raccomandazione principe è "tieniti libero alle 11 di sabato, che inizia el Mundial de nuestro pais.

Sarà come un'enorme radunata tra amici, come quando ci ritrova per il Natale.
Che ci si creda o no in Gesù Cristo, alla compagnia non si dice mai di no, soprattutto se si vive in un Paese gemello diverso dell'Italia (nel bene e nel male ovvio) che dista qualche decina di migliaia di chilometri da casa.
Sfruttando il fatto di essere in trasferta, guarderò quindi il #mundial come guarderei una serie tv che dura un mese e che so già che è stata decisa da un regista anticipatamente, dato che le possibilità che non vinca il Brasile sono pari a zero (anche se ho pronosticato l'Italia fuori agli ottavi con la Colombia, a me che mi ammazzano di conseguenza, e la Germania che vince con il Brasile in finale, così oltre ai poveracci senza casa si suiciderebbero anche quelli allo stadio come è successo nel 1950)
Puttana la maestra a tutti
Ps: a quelli che fanno i critici davanti a chi segue il calcio, avere una passione sportiva non significa necessariamente essere ignoranti. Date un occhio particolare a quello che combinano al parlamento del vostro Paese, dato che le porcate più gravi i politici le fanno sempre durante i mondiali e a Ferragosto.
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