ECUADOR, Il biglietto non esiste
Si fa un gran parlare che in tempi di crisi bisogna
stringere la cinghia e ridurre all’essenziale i costi. Partiamo dal presupposto
che la parola Crisi è ormai diventata il più gigantesco alibi delle persone a
fronte delle loro incapacità.
Incapacità di farsi la seconda, o a volte anche la terza
domanda riguardo a qualcosa che viene messo costantemente loro davanti agli
occhi.
Quando abbiamo qualcosa in mano, che abbiamo appena
comprato, in quanti di noi ci chiediamo il perché ha quel prezzo?
Per esempio. Facciamo un salto veloce in Italia.
Esattamente alla metropolitana di Milano.
Costo del biglietto con banda magnetica 1,50 euro per le
tratte urbane, Dio solo sa quanto per le tratte interurbane. (Giusto Dio lo sa,
io no di sicuro, dato che non l’ho mai fatto).
Torniamo in Ecuador. Salita di un qualsiasi autobus di
linea del paese.
Costo della corsa 25 cent/$.

E’ rapportato al costo della vita inferiore, allo
stipendio medio che da queste parti arriva intorno ai 350 $ al mese, direte voi.
Ora, ammettiamo di dividere lo stipendio medio italiano
per il costo del biglietto della metropolitana, ponendo uno stipendio medio di
1200,00 € (già di per sé molto generoso) e di fare la stessa cosa tra sueldo medio ecuadoriano e costo della
tratta urbana.
Nel primo caso il coefficiente sara 800, nel secondo 1400.
Cosa vuol dire?
Semplicissimo. Con uno stipendio medio italiano posso
pagare 800 corse, con quello ecuadoriano 1400.
Ora. Finita l’ora di matematica posso rientrare in classe
e far tornare a casa mio fratello gemello, dato che ci capisce molto più lui di
me in fatto di conti.
Perché soffermarsi su qualcosa di impercettibile se
rapportato all’economia di un Paese? Per il semplice fatto che ci sono passaggi
intermedi superflui, che fanno scaturire un costo così elevato del biglietto
della metropolitana.
Il biglietto
ad esempio va prodotto, va stampato e va consegnato agli edicolanti che lo
rivendono. In questa filiera ci deve guadagnare appunto il produttore,
l’edicolante, l’azienda che stampa il biglietto e lo Stato.
Il risultato? Le persone che appena possono non lo pagano,
dato che a differenza della metropolitana, sugli autobus di linea non c’è
nessuna sbarra che si apre al passaggio del biglietto magnetico e ci si affida
solo ed esclusivamente ai controlli sporadici dei controllori che pescano nel
mucchio di tanto in tanto.
C’è ovviamente chi sostiene che il prezzo sia così elevato
proprio grazie al fatto che in molti salgano gratis sugli autobus (e io ne sono
stato un fautore convinto di questi comportamenti così lontani dall’educazione
civica!).

Un’ipotesi plausibile, ma torniamo in Ecuador e saliamo su
un autobus di linea, dove troviamo alla salita, rigorosamente situata nella
parte anteriore del mezzo di trasporto, un semplicissimo salvadanaio nel quale
colui che sale a bordo dovrà inserire il corrispettivo in moneta di 25
centesimi di dollaro. Non importa se in una moneta da un quarto, se in dime (10 cent/$) o in pezzi da cinque
centesimi.
C’è un segnalatore automatico che esclama
semplicemente “Gracias!” quando si raggiunge l’importo. Finché non si è
raggiunto il suddetto importo il conducente non riparte e nel caso in cui non
si ha l’importo preciso ma monete più grandi, si pagherà il corrispettivo di
più persone, recuperando l’importo man mano che altri passeggeri saliranno
sull’autobus.
A Quito è stato istituito da tempo il Trolebus sullo stile di
quello di Bogotà, dove la corsa la si paga nella pensilina di attesa e c’è un
addetto al cambio del denaro per poter inserire gli spiccioli nel salvadanaio.
Uno spreco pazzesco di personale!
E’ talmente semplice da risultare banale, ma non c’è
nessuno che non paga la corsa, non c’è bisogno di stampare biglietti né di
recarsi in un’edicola e comprare un ticket che ci servirà sull’autobus.
Semplicemente si paga un servizio. E lo si paga il giusto, né
un centesimo in più, né uno di meno, senza contare salsa o reggaeton a palla
compresi nel prezzo e i più anziani che si lamentano con il conducente perché
il volume della musica è troppo basso.
Tutti pagano il servizio perché è inevitabile e di
conseguenza il prezzo rimane talmente basso che nessuno si sognerebbe di
lamentarsi. Inoltre non c’è neppure bisogno di istituire commandos di controllori inferociti che
salgono minacciosi con i loro blocchetti delle multe.
Niente di tutto questo.
Il concetto è molto, molto banale, ma sta alla base degli
sprechi ai quali siamo abituati dalle nostre parti.
Se bisogna comprare un’automobile, si va da un
concessionario, se si ha bisogno di una libbra di carne ci si reca dal macellaio.
Non
ho mai visto macchinette automatiche che rilasciano un ticket relativo al
corrispettivo che devo spendere in carne di porco.
Troppo semplice per essere vero? Stupido?
La complessità ci (vi) sta seppellendo e i fatti
dimostrano come molto spesso non sia sinonimo di intelligenza. Tutto il
contrario.
Un cordiale saluto.
E pagate il biglietto.
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