ECUADOR, Il Debito immorale
L'America Latina è strana.
Guai a fare prestiti da queste parti, basta poco perché i debiti contratti vengano bollati come immondi, immorali.
E' strana dicevo. Forse perché é consapevole delle sue forze e per troppo tempo non lo è stata, ai tempi non troppo lontani delle repubbliche delle Banane e dei continui colpi di stato, dove le ricchezze locali venivano depredate da coloro che si auto-definiscono i comandanti del mondo, come è successo e continua a succedere in Africa.
Non voglio descrivere un paradiso, perché anche qui esiste corruzione, malaffare e tendenza per i presidenti a considerarsi dopo qualche anno dalla loro elezione come Unti dal Signore.
Fa pensare che si può alzare la voce anche davanti a un potente per gli interessi della collettività. Fa pensare che si può mettere a rischio la propria vita davanti al mondo, essere accusati di essere reazionari, solo perché si fanno gli interessi dei cittadini comuni.
Il mio non è un elogio a Correa. Non prendo parti politiche venendo da fuori e stando qui da così poco tempo. C'è chi lo ama, c'è chi già non ne può più del suo dispotismo e della sua arroganza. C'è chi lo considera un altro Chavez e chi si è già rassegnato a tenerselo fino a quando campa (ed è ancora molto giovane). Io continuo a sostenere di evitare, fossi in lui, la distruzione dello Yasuni per estrarre il petrolio sottostante.
A Correa va dato atto che già una volta ha alzato la voce contro quelli che non mettono la faccia davanti al popolo, ma che poi comandano molto di più delle marionette che vivono nei cortili del potere.
Correva l'anno 2005. Un certo Rafael Correa, ministro dell'Economia di un piccolo Paese dell'America Latina, si mise di traverso alle imposizioni che la Banca Mondiale stava per attuare sul suo Stato, che avrebbero gravato in maniera drammatica sulla popolazione.
Si parla dell'Ecuador, un piccolo Paese, non così piccolo alla fine, se consideriamo che ha la superficie territoriale quasi pari a quella italiana.
Correa preferì dimettersi dal suo incarico (cose che da qualche parte non esistono nemmeno se si è condannati per frode fiscale, se amici di mafiosi, se si svende come al mercato delle vacche la sovranità di uno Stato, se si chiacchiera allegramente al telefono con criminali conclamati), piuttosto che imporre queste misure alla popolazione.
Era solo l'inizio della sua scalata che lo avrebbe portato l'anno dopo a diventare il presidente della Repubblica.
Quella dell'Ecuador e del debito immorale è una storia già raccontata, che in molti sanno ma che ancora troppi ignorano, forse per la paura che questo stesso atteggiamento possa essere adottato anche da altri Stati nei confronti dei poteri forti.
Ha a che fare con lo scandalo che qualche anno fa è stato svelato da Wikileaks, nel quale alcune intercettazioni tra Stati sottolineavano come si dovesse fare qualcosa per arginare la sempre più spiccata indipendenza degli Stati latini dal giogo delle dinamiche del Fondo Monetario Internazionale.
Dopo il suo insediamento, Correa istituì la CAIC, una commissione di controllo sul debito che l'Ecuador aveva contratto negli ultimi trent'anni con gli Stati esteri, composta da eminenti economisti internazionali, dato che il presidente avanzò il legittimo sospetto che la situazione debitoria del suo Paese era stata foraggiata dagli stessi soggetti economici (FMI, WTO, Banca Mondiale) che si sarebbero presentati alla sua porta per offrire a lui a al suo Stato la soluzione alle insolvenze.
La Commissione non ci mise molto a capire che i debiti contratti erano illegittimi, contrari alla costituzione del paese e quindi immorali.
Perché erano immorali e illegittimi tanto da ripudiarli e non pagarli?
L'Ecuador, nonostante la sua superficie modesta, è un paese ricco di risorse, che vanno dalla bio-diversità della sua parte Amazzonica, ai giacimenti di petrolio, ai paradisi della natura come le Isole Galàpagos. Come molti altri Stati nel mondo, è stato vittima del ricatto neanche troppo velato dei famigerati Sicari Economici, che si servono di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale per rovinare scientificamente un Paese e poi sottrargli sovranità economica.
Funziona così: viene individuato uno Stato ricco di risorse e gli viene offerto (anche se sarebbe più giusto dire imposto) un grosso prestito per lo sviluppo delle infrastrutture, anche dove non è effettivamente richiesto, rinnovare linee energetiche e ristrutturare porti e stazioni. Questo enorme flusso di denaro finisce nelle tasche di pochissimi imprenditori, con il benestare dei governi piegati al volere dei poteri forti, che si arricchiscono per mettere in pratica uno sviluppo che non è necessario e al quale ci si può arrivare onestamente, senza l'ausilio di un prestito del FMI. Sono soldi che inevitabilmente graveranno sulle tasche dei cittadini che si vedono sottratti successivamente i servizi più essenziali, con la scusa che il loro Paese non può far fronte alla restituzione di quel denaro.
A questo punto rientrano in scena i Sicari Economici, che attraverso il FMI, dichiarano insolvente il Paese a meno che non attui misure strutturali di austerità. Il Paese in questione dovrà dipendere sempre più strettamente dagli organismi che mantengono il potere, dovrà vendere a prezzi stracciati i propri giacimenti alle compagnie petrolifere per ripagare il debito che ha contratto, dovrà partecipare a qualche "missione di pace" in Medio Oriente con i suoi militari o dare il suo voto favorevole a qualche decisione presa dall'alto all'Onu.
Il 12 dicembre 2008, nel più assordante silenzio dei media europei e statunitensi, l'Ecuador diventò la prima nazione dal 1948 ad applicare il concetto di Debito immorale, ovvero il "Rifiuto politico di saldare alla comunità internazionale i debiti dello Stato, in quanto ottenuti dai precedenti governi attraverso la violazione dello Stato di Diritto e delle norme costituzionali".
"Ho deciso di cancellare il debito estero del mio Paese - dichiarò Correa - considerandolo immondo, immorale. Hanno alterato la Costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò che è Legge è giusto. Non è così. Da oggi in Ecuador vale il nuovo principio costituzionale. Ciò che è giusto per la collettività diventa legittimo."
Correa aveva un precedente che lo mise al riparo, che riguardava un celebre caso di applicazione di questo concetto: il rifiuto da parte degli Stati Uniti di riconoscere i debiti maturati da Saddam Hussein in Iraq, prima dell'invasione delle truppe americane nel 2003.
In questo modo si consolidò un nuovo Sud America, nuovo almeno per chi non avesse occhi per vedere, che disse NO al colonialismo e alla servitù delle multinazionali europee e nord americane, che istituì l'ALBA, l'alleanza bolivariana per le Americhe, basata sulla solidarietà reciproca tra Stati del Caribe, proiettandosi verso il futuro nell'indifferenza e nello snobismo di chi ancora pensava che il mondo fosse Euro-centrico, Americo-Centrico e che senza le loro dinamiche colonialiste fosse destinato a crollare.
D'altronde quando da queste parti si chiede "ma che fanno in Europa? Cosa succede lì?", ormai possiamo solo rispondere: "In Europa dormono, non sanno che la vita esiste."
Alcuni link per approfondire
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