IN COLOMBIA! Quattro mesi dopo
Quattro mesi sono un battito d'ali di un colibrì paragonati a una vita intera.
Quattro mesi passano come una folata di vento gelido quando si è immersi nella propria routine.
Diverso è il discorso inevitabilmente quando le abitudini di una vita vengono lasciate a casa e l'unica cosa della quale preoccuparsi, oltre che la propria pelle, è lo zaino che si trasporta sulle spalle. In quattro mesi senza troppi punti di riferimento, dall'arrivo a La Habana la notte del 3 di marzo a Cali dove mi trovo in questo momento, sono stati inevitabili momenti nei quali mi sono guardato indietro perché non sapevo quello che c'era davanti a me. Momenti nei quali faticavo a rendermi conto che ero davvero in Sud America, viaggiando con la testa anche di più di quanto lo stessi facendo con il corpo. Momenti nei quali sarei tornato a casa volentieri e momenti nei quali giuravo che non sarei tornato più. Quattro mesi e tre frontiere oltrepassate praticamente a piedi per dare un calcio agli spauracchi di chi diceva che viaggiare da queste parti è troppo pericoloso per pensare di farlo via terra.
Quattro mesi sono troppo poco per fare bilanci, abbastanza per dire che non avrei potuto immaginare quattro mesi migliori di così. Con ogni tipo di avversità e prova di adattamento, malanni, cani che mordono, puri puri che prudono, acqua gelida e tazza "culo" per lavarsi e barba da tagliare esclusivamente con le forbici, febbre alta, vaccini inutili, notti passate su autobus di linea che si guastano in mezzo al nulla, oltre che litigi a non finire con chi si è presa a cuore l'idea di poter condividere con me questa esperienza. So per certo che fra un pò verrà il fisiologico momento nel quale si dovrà rallentare fino a fermarsi, anche e soprattutto per rendersi conto a mente fredda di tutti gli imput e gli stimoli che sono arrivati vivendo in questa maniera anticonvenzionale. Quattro mesi fa il mio spagnolo rasentava lo zero e ricordo i primi giorni nei quali una persona abituata a parlare molto come me doveva stare zitto perché non trovava le parole. In quattro mesi abbiamo mescolato l'avventura più estrema a momenti nei quali era quasi come vivere una vita normale. Dai camiones cubani a una settimana di tenda e pioggia nella gran Sabana, passando per le abitazioni degli amici conosciuti a Bogotà e dei couchsurfer di Medellin e Cali che ci hanno accolto come fratelli, senza dimenticare l'Escuela Latina Americana de Medicina che ci ha fatto sentire a casa e in qualsiasi parte del mondo allo stesso tempo, e le umili case dei vari studenti dell'Elam sparse per tutto il Venezuela . Adesso è arrivato il momento di partire un'altra volta, nuovamente verso sud, zaino in spalla e cuore aperto a tutta l'energia che continuerà ad arrivare.
Salute.
Quattro di questi mesi a tutti.
Ale Cona
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