VENEZUELA, Il segreto della felicità
Il segreto della felicità è capire i propri limiti e non i propri pregi. Salire una scala a uno, due o tre gradini alla volta in base alla lunghezza delle proprie gambe, per non rischiare di non arrivare mai o di cadere all'indietro per la troppa foga.
Il segreto della felicità è far comunicare due percorsi distanti talmente tanto da farli sembrare uno solo.
Il segreto della felicità si cela nell'attesa: l'attesa di un'autostoppista sotto il sole che non si perde d'animo nonostante le ore senza che passi qualcuno a dargli un passaggio e l'attesa di chi non mette in discussione l'esistenza dell'amore, anche quando non gli bussa alla porta da molto tempo.
Il segreto della felicità è vivere nei boschi come gli indigeni e avere un pass-partout per condividere con il regno animale la bellezza della natura senza avere l'impressione che sia ostile.
Il segreto della felicità è trovarsi davanti alle distese naturali della Gran Sabana e rendersi conto che nonostante tutti i suoi sforzi l'uomo non è ancora riuscito a distruggere tutto.
Tutte le volte che dicono che la felicità è il risultato di sacrifici è sacrosanto. Dev'essere un sacrificio che inorgoglisce fare però e che è stato scelto consapevolmente, per non rinunciare quando le salite si fanno più ripide. Lì sta la differenza tra chi vive e chi fa finta.
In questo modo un viaggiatore accetterà senza scomporsi il diluvio mentre aspetta un passaggio in mezzo al nulla e un chitarrista in erba non vedrà l'ora di massacrarsi le dita sulle corde al punto da far sanguinare i calli che gli si formano. Questa è la mia idea di felicità. Ovviamente ce ne sono altri milioni di come si raggiunga quello al quale la maggior parte delle persone aspira e che il più delle volte si gode per pochi attimi prima di banalizzarla. Di solito ha a che fare con qualcosa che non si è mai ottenuto o con qualcosa/qualcuno che ha sfiorato le gote e poi se n'è andato via. Fa parte del meccanismo dell'aspirazione tanto utile quanto dannoso dato che lascia quasi sempre insoddisfatti, perché in molti casi fa guardare una persona troppo in là del proprio naso e di quello che lo circonda.
D'altronde siamo diversi, ci attraggono le cose che non abbiamo di una persona ma alla fine come in una selezione naturale ci ritroviamo vicino i nostri simili. A loro volta diventeranno diversi, se non altro per rendere tutto un po' più accattivante (voglio dire, darsi ragione l'un l'altro davanti a sigari e brandy ingigantisce inutilmente l'ego e stanca presto).
Ora basta parole: vado a godermi la mia di felicità. Godetevi la vostra anche per me, anche se dura l'intervallo che c'è tra il sereno e la tempesta ai tropici. Anche solo un attimo vale la pena. Sempre.
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